sabato 17 gennaio 2015

Storia di Calvatone








Calvatone un piccolo paese in provincia di Cremona ai confini con il Mantovano, racchiude, grazie ai suoi scavi archeologici, una storia molto interessante e riferita soprattutto al periodo romano. Si tratta di vicende storiche che aiutano meglio a comprendere le fondazioni delle città romane di Cremona e Piacenza. Lo studio, qui presentato, è a firma dell'illustre calvatonese, maestro Ferdinando Breda, pubblicato dal blog della Pro Loco Bedriacum.
La storia più antica di Calvatone è tradizionalmente collegata a quella del castrum romano di Bedriacum.
Non tutti sanno però che, prima di questo, in località Dosso di S. Andrea, esisteva già un villaggio dell’età del bronzo (1500 a.C.) di cui sono stati trovati interessanti resti, durante gli scavi del 1919-20, realizzati dall’archeologo G. Patroni. In età storica, arrivarono i Celti: il nome Bedriaco deriverebbe dalla loro lingua e significherebbe ‘CASTORO’.

Nel 148 a.C., dopo aver sconfitto i Celti, i Romani costruirono la Via Postumia e nel territorio della colonia romana si sviluppò il centro di Bedriacum. L’importanza dei ritrovamenti indicano Bedriacum come un importante vicus romano sviluppatosi, appunto, intorno alla seconda metà del II secolo a. C.; la sua felice posizione (tra la via Postumia e il fiume Oglio) sarà la causa principale del suo fiorente sviluppo come centro commerciale. Il vicus è ricordato da numerosi autori antichi, come Svetonio o Tacito, in quanto teatro, nel 69 d.C., delle sanguinose battaglie tra Otone, Vitellio e Vespasiano. Bedriaco è segnato anche sulla Tabula Peutingeriana, la copia medievale di una delle carte geografiche più antiche che si conoscano, databile al IV sec a.C.
Il centro fu fiorente per molti secoli; il suo declino e quindi lo spopolamento, iniziarono solamente a partire dal V sec d.C.
All’arrivo dei barbari, in particolare, gli abitanti del castrum furono costretti ad abbandonare le loro case per cercare rifugio in luoghi più sicuri.
Così, nel luogo dove precedentemente sorgeva l’accampamento di Otone (CASTRUM OTHONIS), edificato nel 69 d.C., durante la guerra civile, sorse il nuovo borgo: Calvatone.
In questo territorio, si insediarono i Longobardi, che governarono per circa 2 secoli. Quando la regina Teodolinda si convertì alla fede cattolica, i longobardi diventarono anche uomini di pace e l’ultimo dei loro re, Desiderio, donò una parte del territorio calvatonese al Monastero bresciano di Santa Giulia.
Non esistono documenti veramente antichi su Calvatone: quello più antico risale al 759 e riguarda una vendita di beni. Tuttavia, gli storici identificano Calvatone con la località di PISSERISSE o BISSARISSU, nomi che troviamo nel Diploma (cioè un decreto reale) del re longobardo Desiderio, uno scritto risalente a circa 12 secoli fa. In particolare, si tratterebbe della località di Santa Maria in Picilesco.  

Risulta, quindi, che nel 760 il territorio calvatonese era soggetto ai Longobardi e che una parte di esso, come detto, fu venduta al monastero di S. Salvatore (poi Santa Giulia), fatto costruire a Brescia dallo stesso Desiderio. Il nome ‘Calvatone’, invece, compare solo nel 905 in un polittico in possesso del Monastero, nel quale vengono descritte le sue proprietà.
Il paese si trova ancora nella medesima situazione nel 1107: in quell’anno esistono, come apprendiamo dai documenti, due Chiese, quella di Santa Giulia e quella di Santa Maria. Nel 1187, risulta la presenza di una terza Chiesa: quella di S. Biagio e, infine, compare la Chiesa di S. Bernardino, che si trovava nel cortile dell’attuale oratorio: è documentato che questa fu la parrocchiale a partire dal sec. 1500 fino alla costruzione dell’attuale.

Dal diploma dell’Imperatore Federico I (il Barbarossa), risulta inoltre la presenza, nel 1183, di un Castello: stava sopra un terrazzamento, ora demolito per far posto al campo sportivo e la Chiesa di Santa Giulia, si trovava proprio accanto a questa costruzione.
Nel 1200 Calvatone era organizzato come comune rurale che aveva una propria amministrazione ed era soggetto al controllo del Monastero, il quale, se occorreva, interveniva a tutelare i diritti dei calvatonesi.
Nel 1267, cremonesi e bresciani litigano per il possesso dell’Oglio: la battaglia tra i Cavalcabò, con i guelfi cremonesi, da una parte, e i Bresciani di Martinengo, con i mantovani di Sordello, dall’altra, coinvolge la regona calvatonese. Vincono i Bresciani: Francesco Cavalcabò rimane ferito e viene portato al Castellazzo, dove muore.

Anno 1308: i guelfi bresciani si uniscono a quelli mantovani. Partono da Asola e invadono il cremonese. Calvatone è saccheggiato e quasi distrutto.
Questi sono solo due esempi della forte litigiosità che si manifestava tra città e paesi vicini: il territorio di Calvatone, confinante con il fiume, vi si trovava spesso coinvolto. Era quindi necessario sorvegliare l’Oglio, verso Acquanegra: ecco perché sorsero, in paese, il CASTELLO e il CASTELLETTO e, verso Mosio, il CASTELLAZZO. Erano modeste rocche che innalzate sopra un terrapieno.
Nel 1400, il monastero entra in crisi per la perdita delle sue funzioni politiche e la decadenza dei valori morali e religiosi. Calvatone acquista, cosi, i territori prima proprietà della Chiesa. Pur conservando l’autonomia amministrativa ed economica, il paese era però costretto a seguire, dal lato politico, le sorti di Cremona.
Nel 1441, i Visconti danno in dono il cremonese a Bianca Maria che andava sposa a Francesco Sforza.
Nel 1488 un conte bresciano, ferito nella guerra viscontea, fece voto che, se fosse guarito, avrebbe eretto un grande santuario alla Vergine. Ecco allora nascere, a Calvatone, un’altra chiesa, insieme al convento dei francescani, soppresso poi dalla Repubblica Cisalpina, nel 1798. In via Santa Maria si insediarono anche i frati domenicani di Cremona, probabilmente nel XVI secolo; il convento era situato nell’attuale cascina Gorni e possedeva 887 pertiche di terreno. Fu soppresso anch’esso nel 1808.
Alla fine del 1590, anno della visita pastorale di Papa Gregorio IV, Calvatone aveva, quindi, ben 5 chiese e la loro presenza ci fa supporre che la popolazione dovesse essere abbastanza numerosa. Questa popolazione venne, però, drasticamente decimata e ridotta nel 1630, anno tristemente noto per il flagello della pesta bubbonica che colpì anche questa zona.
Morto Francesco Sforza, nel 1535, il cremonese subì il dominio spagnolo, durato più di un secolo e mezzo, fino al 1711, quando passò sotto la dominazione austriaca, che iniziò con Carlo VI d’Austria.
In questo periodo, Calvatone fu concesso in feudo ad un comandante spagnolo: Gian Battista Castaldi. Ne ricorda ancora il nome l’omonimo vicolo.

Durante il dominio austriaco, l’ Imperatore nominò, nel 1714, Sforza Picenardi, Marchese di Calvatone, riconoscendo, in questo modo, il prestigio del paese, considerato degno del rango di Marchesato.
Durante il regno di Maria Teresa d’Austria, fu compilato il catasto dei terreni e Calvatone fu diviso in particelle numerate. Nel 1790 fu eseguito il rettifilo del fiume Oglio: in tal modo l’ansa delle Bine restò alla parte destra del fiume.
Durante il periodo napoleonico, infine, il paese subì la dominazione francese (1796: Repubblica Francese, 1797: Repubblica Cisalpina, 1802: Repubblica Italica, 1805: Regno d’Italia). Sconfitto Napoleone, tornarono gli austriaci.
Nel 1859, dopo la Seconda Guerra d’Indipendenza, Calvatone fu annesso al Regno di Vittorio Emanuele II.
Come abbiamo potuto vedere, quindi, il piccolo paese di Calvatone ha una storia importante, attestata dai documenti; una storia che vale la pena di essere ricordata.

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