venerdì 2 giugno 2017

Basilica di san Savino: romanico puro a Piacenza

San Savino è considerata una delle più significative realizzazioni del Romanico settentrionale. 
Edificata verso la fine IV secolo e dedicata ai Dodici Apostoli  per volere del secondo vescovo piacentino Savino, al quale fu poi intitolata dopo la sua morte (420) fu distrutta dagli Ungari nell’899. 
Alla sua ricostruzione del 903 seguì  quella del 1107, al tempo del vescovo Aldo. 
La struttura è preceduta da un elegante portico a colonne binate con cancellata, finestre e frontone di epoca tardobarocca (1721). 
La facciata originale si può vedere  alle tre porte di ingresso, con pietre lavorate a intaglio su paramento in cotto. 
L’interno è diviso in tre navate da pilastri in granito, secondo una successione a sistema alternato di tre campate con archi a tutto sesto coperte da volte a crociera, con le semicolonne che reggono i costoloni. 
Si tratta di  un raro esempio di romanico puro.
Le navate laterali sono concluse a nord da abside semicircolare ripristinate durante i restauri del 1903 in sostituzione di quelle seicentesche quadrate. 
Il campanile è sorretto dall’ultima campata della navata destra. La bellaVia Crucis è dipinta dal piacentino Carlo Maria   Viganoni, unico discepoli di Gaspare Landi.
Dell’originale apparato decorativo sono rimaste, oltre ai capitelli con  motivi fitomorfi al traforo di ascendenza ravennate o bizantina e zoomorfi tipici del romanico padano, si possono ammirare alcuni brani del pavimento musivo, ubicati nel presbiterio, nell’abside nord e nella cripta. 
Il mosaico del presbiterio, di eccezionale interesse,  presenta un impianto rettangolare ritagliato in una cornice  recente. 
Nel riquadro centrale, inscritta a sua volta in un cerchio campeggia una figura barbuta, che reca in mano i simboli del Sole e della Luna, identificabile con il Cristo, e  i giocatori di scacchi, il ree il giudice, i guerrieri. 
Attorno, disposti anch’essi dentro un cerchio, vi sono quattro coppie di animali fantastici. 
Sulla parete destra del presbiterio si può notare un tabernacolo in marmo bianco, con prospettiva e decorazioni rinascimentali,  raro esempio di tabernacolo precedente ai dettami del Concilio Tridentino, che prescrisse la sua collocazione al centro dell’altare ad esaltazione dell’eucaristia contro il protestantesimo.  
Di grande valore artistico il crocifisso  ligneo del XII secolo, una delle prime testimonianze padane  medioevali nel genere. 
Il prezioso altare in marmo nero con ornamenti un bronzo  è di Giuseppe Filiberti (1764). 
La transenna del presbiterio è formata da antiche pietre ritrovate  negli scavi della cripta e intagliate da uno scultore piacentino.
Gli interessantissimi  mosaici della cripta, sorretta da colonnine provenienti da altri luoghi e da capitelli con figure fito-antropomorfe e con pulvini di riporto, presentano i Segni Zodiacali associati al mese e alla relativa attività, opera raffinata e complessa che si rifà, per fare qualche esempio,  alle decorazioni del Duomo di Piacenza e del Battistero di Parma, della basilica di S. Colombano di Bobbio e del Duomo di Otranto. 
L’edificio subisce diverse manomissioni, soprattutto durante il Seicento, quando viene aggiunto il pronao che modifica l’originale impianto romanico. 
Nei primi anni del Novecento nei restauri condotti con grande scrupolo dall’ingegner Martini hanno riportato in luce l’originale preziosissimo aspetto medioevale. 
(da piacenzamusei.it)

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